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Non tutto il Dada vien per nuocere. Corpi e cyborg nel primo dopoguerra

Dada: una parola che non vuol dire nulla, ma che ha incarnato un’epoca e l’arte d’avanguardia di due continenti. Un termine senza senso, come apparentemente tutta la produzione artistica che se ne fregiava, ma che nella rivendicazione del caos assoluto ha espresso meglio di chiunque altro il collasso dei nessi logici, gli effetti collaterali dei media e l’avvento dei cyborg.

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L’amore ai tempi del postumano

Un giorno Leo Longanesi scrisse che l’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi. La stessa cosa devo averla detta anch’io più volte riguardo all’amore in generale, che guarda caso è anche il tema di questo articolo.

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Come diventare un oggetto

Qui è quando Salvador Dalì ha foderato una donna di cassetti come un comodino, Boccioni ha preso la testa di sua madre e ci ha ficcato dentro il telaio di una finestra, Allen Jones ha arredato casa con delle signorine vestite di latex e Sarah Lucas ha costruito un tavolo per vendicare il trauma.

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Metamorfosi o fotoritocco?

Gli effetti che ora si possono ottenere con i software di manipolazione delle immagini digitali hanno tra i loro parenti stretti svariati capolavori della storia dell’arte, e tra i loro concorrenti i designer Bart Hesse e Lucy McRae.

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L’avvento dell’uomo pupazzo

Per Oskar Schlemmer il mondo si divideva in due: uomini che funzionano come macchine e macchine che assomigliano agli uomini; ma non c’era nessun bisogno di decidere da che parte stare.

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Qualcuno 2.0

E’ scientificamente provato che la maggior parte degli avvenimenti della nostra vita avviene in nostra assenza. Noi partecipiamo emotivamente, spesso anche in tempo reale, ma il nostro corpo di solito è altrove. Miranda July ha trovato un modo per risolvere questo problema.