Paesaggi corporei
Dopo averci portato a passeggio tra boscaglie di broccoli e sedani giganti, Carl Warner ha creato alture di ginocchia e di stinchi, pendii di deltoidi, pianure di addominali e deserti di schiene.
Dopo averci portato a passeggio tra boscaglie di broccoli e sedani giganti, Carl Warner ha creato alture di ginocchia e di stinchi, pendii di deltoidi, pianure di addominali e deserti di schiene.
Correva l’anno 1993 e Stelarc fu invitato alla Triennale di Melbourne. Invece di mettere una bella scultura al centro di una piazza, pensò di ficcarsene una dentro lo stomaco, realizzando il primo monumento ingeribile della storia dell’arte.
In medicina gli esoscheletri vanno forte; nel mondo dell’arte invece non sembrano godere dello stesso ottimismo. La macchina che entra in gioco a soccorrere il corpo finisce per sopraffarlo: ciò che è stato creato per ristabilire un controllo presto ti controlla o, peggio, ti mette nella posizione di essere controllato.
Come un tempo facevano notare Freud e Jung, l’uomo non ha mai abbandonato quel brutto vizio di pensarsi illimitato. Il nostro corpo ci è sempre andato stretto, e noi sentiamo il bisogno di diffonderci e dilagare; di essere ovunque nello stesso momento e quindi da nessuna parte in particolare.
E’ scientificamente provato che la maggior parte degli avvenimenti della nostra vita avviene in nostra assenza. Noi partecipiamo emotivamente, spesso anche in tempo reale, ma il nostro corpo di solito è altrove. Miranda July ha trovato un modo per risolvere questo problema.
Proprio come accade per la scienza, il corpo è un materiale prezioso anche per gli artisti, che vi proiettano con entusiasmo le fantasie evolutive più svariate. Così può capitare che la mano prostetica che oggi permette al paziente di tornare alla vita che aveva prima, per l’artista sia un’occasione per cercarne una migliore.
In tutta l’arte d’Avanguardia non è possibile trovare una sola opera in cui il corpo umano sia come lo riconosciamo, o quanto meno assemblato nel modo giusto.