
Louise Bourgeois mostra al MoMA il suo lato B
Qualche giorno fa al MoMA ha inaugurato Louise Bourgeois: an unfolding portrait, una di quelle mostre che in Italia ci possiamo pure scordare. La cosa che personalmente mi fa rosicare di più è che dietro c’è una ricerca interessantissima sui suoi lavori su carta, del tipo che su 300 opere esposte 265 sono stampe e libri, un elemento che ha giocato un ruolo fondamentale nella pratica dell’artista. Non lo sapevate? E’ proprio questo il punto.

Per decenni Louise si è dedicata all’incisione, all’illustrazione e alla stampa su tessuto con una dedizione rara, tanto che solo il MoMA nella sua collezione può contare circa 3000 esemplari di questo tipo; dagli inizi della sua carriera fino agli ultimi anni di vita, sono state queste pratiche il campo di riflessione e sperimentazione da cui Bourgeois è partita per dare vita ai suoi corpi mutili e bitorzoluti.

Questo fenomeno in realtà interessa ancora la maggior parte degli artisti, che non discriminano tra tecniche di serie A e serie B quando si tratta di creare, e nel dubbio tendono a servirsi indistintamente di quelle che gli sono più congeniali. Per molti di loro il disegno ha un’importanza pari almeno all’indifferenza del pubblico, cosa triste perchè perdere qualche minuto a guardarli con attenzione sarebbe di grande aiuto anche per capire il senso di tutto il resto. Per Louise in più, tutto questo inchiostrare e acquarellare era anche un modo non indifferente per mantenere la sanità mentale, come non ha mancato di farci notare.

Nel suo caso incisioni e disegni hanno giocato un ruolo chiave soprattutto a partire dagli anni Novanta, quando sono diventati il vero e proprio zoccolo duro della sua produzione. Un esempio che posso farvi così su due piedi sono gli studi per la versione femminile del San Sebastiano, che da soli sono responsabili di almeno un quinto della deforestazione mondiale. La scultura la ricordiamo tutti, ma tutto questo dispiego di materiale, tra inchiostri, acquerelli, fotocopie, stampi e puntasecca, dà l’idea del sudore versato per arrivare a concepire il soggetto.

In ogni caso i puristi non si preoccupino, che anche a ‘sto giro un paio di ragni giganti in mostra non ce li leva nessuno. E se anche voi come me proprio non riuscite a prendere un aereo e andarli a vedere di persona, almeno consoliamoci con quello che si trova online.
Qui vi aggiungo qualche link:
- All’archivio delle opere su carta di Louise conservate al MoMA
https://www.moma.org/explore/collection/lb/index
- Al rapporto tra Louise e il disegno su carta:
https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-louise-bourgeoiss-drawings-reveal-creative-process
- Al sito della mostra:
https://www.moma.org/calendar/exhibitions/3661
- All’ottima recensione di Hyperallergic: