Sentire il confine. Pierre Huyghe in mostra a Venezia
In un mondo in cui siamo fin troppo consapevoli del concetto di confine nella sua accezione geopolitica, ma non altrettanto di quello tra umano e non umano, la personale di Pierre Huyghe a Punta della Dogana interviene a mostrarci le potenzialità di questa dimensione con una strizzatina d’occhio a Brâncuşi e all’estetica dei Daft Punk.
Sesso, piante e rock’n’roll: l’arte del Movimento Ecosessuale
Che ruolo ha l’arte nella crisi climatica? In che modo può contribuire al cambiamento di cui abbiamo bisogno? Prima di tutto aiutandoci a ripensare il nostro rapporto con il pianeta e con le specie che la abitano. Cosa succederebbe ad esempio se smettessimo di considerare la Terra come una madre e iniziassimo a vederla come un’amante? Qui ti accompagno in un viaggio tra matrimoni con l’acqua, dirty talk alle piante e inaspettate forme di sessualità
Il Latte dei Sogni: il postumano alla Biennale Arte 2022
La prima Biennale curata da una donna in più di cento anni di storia della manifestazione, la prima a portare l’arte postumana in una sede istituzionale e a cercare di storicizzarla: per questi motivi, nonostante tutto mi sento pronta per dire che questa è una mostra che va vista, specie se hai un debole per il Surrealismo. Qui ti faccio una panoramica del percorso e delle opere da vedere senza esimermi da alcune considerazioni.
Sei mostre da vedere adesso
A distanza di circa un paio d’anni dall’ultimo post di questo tipo torno a chiedermi perché non condividere anche con te la mia lista di mostre da vedere entro il mese corrente. Questo febbraio 2022 inaspettatamente mi permette di arrivare fino a 6 titoli che mi sento di consigliare, quindi eccoli qui.
L’umanità non ha brillato nella gestione di un pianeta, figuriamoci due o tre. Parola di IOCOSE
Nel secolo della sesta estinzione di massa tra le tante cose in esubero ne abbiamo una in particolare: i post. Abbiamo il post-atomico, il post-fordista, il post-internet, il postumano naturalmente, e anche il Post-Fail. Di quest’ultimo si fa portavoce il collettivo IOCOSE, noto per aver hackerato un’installazione di Ai Weiwei alla Tate Modern e oggi impegnato a riflettere sulle narrazioni roboanti della New Space economy.
Marte. Red passion
Quando si tratta di viaggi nello spazio i maschi alfa della Silicon Valley hanno tutti un solo obiettivo: salvare la razza umana dall’estinzione trovando nuove risorse da sfruttare. Ma è davvero il colonialismo ottocentesco è l’unica modalità possibile per approcciarci a pianeti sconosciuti? E’ possibile pensare a una dinamica non antropocentrica quando si tratta di relazionarci con l’ignoto? Quello che per il capitalismo è un’impresa di conquista, per artisti e designer è l’occasione di un cambio di prospettiva.
L’insostenibile mancanza di tatto. Quattro progetti tra arte e design
Studi scientifici hanno dimostrato quanto l’assenza di contatto fisico causata dal distanziamento sociale e dalle tecnologie digitali possa avere effetti non indifferenti sul nostro benessere psicofisico. La soluzione che consigliano gli esperti è fare tanto yoga e provare ad abbracciarsi da soli, ma l’arte ha trovato sistemi di gran lunga più convincenti.
INBTWN-In Between. Nuovi modi di abitare gli spazi
Oggi viviamo in una condizione liminale al confine tra online e offline, indecisi tra la materialità fisica dei nostri corpi e lo spaesamento dato dalla possibilità di abitare una realtà remota. Da queste constatazioni è nato INBTWN – In Between il progetto che Claudia D’Alonzo ha curato per la Centrale di Fies: una rassegna di interventi artistici che riflettono sulla relazione che il corpo umano instaura con le nuove tecnologie.
Un’esperienza non fisica non è necessariamente di serie b. Parola di Lucy Hardcastle
Lucy Hardcastle ha meno di trent’anni e uno studio interdisciplinare che lavora sul seducente confine tra il mondo fisico e quello digitale. Dopo il lockdown ci siamo sentite per parlare di Wetlands, il suo ultimo progetto, e di come il Covid ha cambiato il nostro rapporto con lo spazio fatto di dati.
C’era una volta il Post Human. Jeffrey Deitch e una mostra di 30 anni fa.
Sono più di cinque anni che parlo di arte e postumano ma c’è voluta una pandemia per far sì che l’argomento iniziasse a riscuotere un po’ di successo. Quello che mi ha sempre penalizzato è la scarsissima conoscenza che si ha di questo argomento, che ancora oggi continua a generare fraintendimenti e mistificazioni. Ma cosa significa esattamente postumano e da dove è uscito questo termine? Com’è potuto accadere che si sia legato al mondo dell’arte? Scopriamolo insieme.
Cinquanta sfumature di telepresenza. L’arte di esserci a distanza
A suon di videochiamate la presenza sta cedendo il passo alla telepresenza, cioè alla presenza a distanza resa possibile dalle tecnologie digitali. Ma sei sicuro di sapere come muoverti in questa nuova dimensione? Lo spazio digitale è più o meno reale di quello in cui sei seduto? E cosa succederebbe se non si trattasse di un ambiente ma del corpo di un’altra persona? Da almeno vent’anni l’arte sta cercando di rispondere a tutto ciò.
Non tutto il Dada vien per nuocere. Corpi e cyborg nel primo dopoguerra
Dada: una parola che non vuol dire nulla, ma che ha incarnato un’epoca e l’arte d’avanguardia di due continenti. Un termine senza senso, come apparentemente tutta la produzione artistica che se ne fregiava, ma che nella rivendicazione del caos assoluto ha espresso meglio di chiunque altro il collasso dei nessi logici, gli effetti collaterali dei media e l’avvento dei cyborg.
Che mondo sarebbe senza Berlinde de Bruyckere?
Berlinde de Bruyckere è una di quelle artiste che aiuta a capire perché il brutto nell’arte contemporanea non solo è inevitabile, ma anche necessario. Fino al 15 marzo alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino è in corso una mostra monografica che mi permetterà di argomentare questo concetto.
Estinguersi con stile: sei outfit per il post-Antropocene
Nel caso in cui la specie umana riesca a scongiurare l’estinzione e ad adattarsi con la sufficiente flessibilità a condizioni di vita radicalmente mutate, uno tra i problemi più urgenti che avremo sarà quello del guardaroba da indossare. Le ultime ricerche del design speculativo mostrano che la domanda “oggi cosa mi metto” nel post-Antropocene potrebbe assumere risvolti inaspettati.
7 mostre in 3 giorni: come perdere peso durante la Milano Art Week
Ci risiamo: maggio è alle porte e con lui lo spettro della prova costume, le insalatone, le corse al parco e la doppietta MiArt – Milano Design Week. Tra questi rimedi poche cose aiutano a eliminare i chili di troppo come la settimana dell’arte, con il suo mix letale di fiere ed eventi diffusi in tutta la città. Al grido di “do not try this at home” ecco tutto quello che sono riuscita a vedere.